Risulta alquanto curioso quanto una figura professionale giuridicamente inesistente possa racchiudere in se una serie interminabile di aneddoti e curiosità. Parliamo del famigerato parcheggiatore abusivo, oramai considerato un vero professionista del suo settore, un imprenditore di se stesso che offre un servizio tanto utile quanto discusso.
Soltanto in un epoca relativamente recente, con l'affermarsi dell'automobile quale mezzo di trasporto di massa, si è venuta a creare tale figura, che ha velocemente acquisito una valenza quasi mistica racchiudendo un aspetto addirittura mitologico.
Il problema, tuttavia, è che, oltre al fatto che la civiltà ideale sopra citata non sia nemmeno auspicabile al giorno d'oggi, tante altre insidie hanno favorito l'ascesa del famigerato parcheggiatore abusivo nella nostra vita quotidiana, fino a farlo diventare un elemento imprescidibile nelle strade di ogni grande città che si rispetti.
Siamo nel terzo millennio, viviamo in una società in cui si professano buonismi di ogni tipo, in cui si è soliti lamentarci per la cosiddetta "Carta a terra", in cui si scrivono esposti alla procura della repubblica perché nel bagno dell'università manca la carta, in cui si occupano le scuole perché il 15 di Agosto i riscaldamenti non funzionano... E bene si, in una società come questa, riteniamo ancora del tutto normale pagare cifre esorbitanti al "tossico" di turno, per accostare la nostra automobile ai lati di una strada pubblica per la cui manuntenzione noi contribuenti paghiamo le relative imposte. Tradotto in due parole, dobbiamo pagare, a chi non paga le tasse, per avere qualcosa per cui noi paghiamo le tasse, un pezzetto di strada pubblica preso in prestito per poche ore o addirittura minuti.
Stiamo parlando di un reato grave, un reato che tutti i giorni non facciamo che alimentare versando l'obbligatorio dazio, o magari "Na cosa a piacere".
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